Laurea e tablet in valigia, solo andata
di Laura Cavestri
Migranti economici con il tablet sotto al braccio. E il sogno di sentirsi realizzati, di poter incidere, di fare gli architetti, gli infermieri o gli imprenditori per davvero, e non gli eterni stagisti che occupano uno strapuntino in attesa che si liberi un posto a sedere.
Prima ancora della maggiore facilità ad accedere a un mutuo, a uno stipendio (più che) decente e a un contratto stabile e trasparente – tutte cose “pratiche” che contano, sia chiaro – i giovani italiani (laureati e non) vanno sempre più all’estero per crescere. Per diventare grandi. Ed emanciparsi. Prima furono il servizio militare e l’interrail.
La retorica della fuga
Oggi – complice la crisi economica che in questi anni ha falcidiato occasioni sotto casa ma ha anche aperto, più lontano, praterie di opportunità – il mercato del lavoro si è fatto globale. Da Taranto o Napoli, staccare un biglietto per Milano, Parigi o Berlino non fa poi differenza.
Un fenomeno che ha indotto Gabriele Tomei – docente associato di Sociologia generale all’Università di Pisa e già visiting fellowship ad Oxford – a creare Ubiqual, un «Centro di ricerca sulle nuove Migrazioni e Mobilità qualificate»…